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Il teatro Salvini

IL TEATRO OGGI

Il Teatro Salvini è una sala del tutto atipica soprattutto per le piccolissime dimensioni, è considerato il più piccolo teatro del mondo, e per la grazia strutturale: una sala che proprio grazie alle ridotte dimensioni attira da sempre visitatori italiani e stranieri incuriositi.

Realizzato a metà ottocento, come riportato nei “Cenni Storici”, le caratteristiche dell’edificio non corrisponde ai canoni teatrali ottocenteschi, ma richiami tipologie sei-settecentesche.

Esso presenta, infatti, 43 metri quadrati di palcoscenico, 99 posti a sedere tra la platea e i 2 ordini di palchi ed il loggione; tali palchi sono allineati su una pianta ad “U” stretta e lunga.

Questa configurazione trae motivo da una necessità di interazione con la platea nel caso di feste danzanti, molto frequenti all’epoca;

Il palcoscenico è separato dalla sala da un boccadopera decorato pittoricamente.

Da ricordare che tutta la struttura della sala, la sua copertura, il palcoscenico sono interamente in legno.

BREVE STORIA

Le vicende legate alla costruzione dell’odierno Teatro Salvini risalgono alla prima metà del XIX secolo e si inseriscono in un contesto di vivo interesse per le attività teatrali e musicali dimostrato dalla popolazione di Pieve di Teco sin dal 1750 circa.

Nel 1834, infatti, Giuseppe Manfredi, esponente di una benestante famiglia locale, chiede al Comune di Pieve la concessione del “forno detto della Roggia” e del terreno annesso per costruirvi un teatro “regolato e basato sopra principi sani […] utile e vantaggioso per ogni supposto sia politico che morale”.

A causa della frammentarietà della documentazione esistente, del Teatro Salvini rimangono poche testimonianze storiche:

1868: viene citato nell’ambito del censimento di quell’anno come “Teatro di Pieve di Teco” dal Prefetto di Porto Maurizio;
metà del XIX secolo: passa nelle mani della famiglia Sibilla (e come “Teatro Sibilla” si trova elencato in una pubblicazione sui teatri italiani pubblicata dal Rosmini);
1897: si attuano lavori di restauro e rifacimento della copertura;
anni 1930-’40: il teatro torna proprietà della famiglia Manfredi

Incerta è la collocazione temporale dell’intitolazione del teatro all’attore Tommaso Salvini (1830-1915): secondo alcune fonti (F. Ragazzi) si risalirebbe al 1897, per altre (A. Giacobbe) si deve arrivare al primo dopoguerra.

Quello che è certo, è che per tutto il XIX secolo e sino agli anni Venti il teatro è caratterizzato da un’attività veramente intensa: la gestione privata di questo edificio pubblico ospita con una certa regolarità opere liriche e spettacoli, compagnie di giro e filodrammatiche locali.

Dal 1920 in poi, invece, complice una più vasta crisi dell’economia e del ruolo di crocevia sino ad allora svolto dal paese di Pieve di Teco, si assiste ad un lento ma inesorabile declino dell’interesse nei confronti delle attività teatrali e musicali, che porterà – oltre cinquant’anni or sono – alla inevitabile chiusura definitiva del Teatro Salvini che tra le compagnie ospitate (è bene ricordarlo) poteva vantare anche quella del grande Gilberto Govi.

Questo gioiello architettonico è stato recuperato dal suo degrado e riaperto al pubblico nel 2005 grazie all’intervento delle Provincia di Imperia e della Fondazione CARIGE.

IL 2001, PRIMA DEL RESTAURO

Come evidenziato nei cenni storici, Il Teatro Salvini è stato sino al 1920 il vero fulcro culturale della vallata. Da allora in poi, invece, complice una più vasta crisi dell’economia e del ruolo di crocevia sino ad allora svolto dal paese di Pieve di Teco, si assiste ad un lento ma inesorabile declino dell’interesse nei confronti delle attività teatrali e musicali, che porterà nei primi anni 50 alla inevitabile chiusura definitiva del Teatro, portadolo ad uno stato di assoluto degrado ed abbandono.

E’ all’inizio del nuovo millennio che l’Amministrazione Provinciale di Imperia decide di recuperare questo vero e proprio gioiello del “Teatro all’Italiana” dando l’incarico progettuale al Dott. Arch. M. Carmen Lanteri, ha svolto una vera e propria opera di recupero “culturale” del teato riportandolo agli antichi splendori

Per realizzare tale opera, durata dal 2001 al 2004, l’Arch. Lanteri si é avvalsa della consulenza di specialisti in restauro di intonaci, decori e di elementi lignei, sia per interventi di diagnosi che di restauro vero e proprio.

Sono stati coinvolti i vari Enti interessati all’intervento in particolare la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici Geom.G.Bellezza, la Soprintendenza per i beni artistici Dott.F.Boggero, il comando provinciale dei Vigili del Fuoco, la Fondazione CARIGE che ha finanziato l’opera.

Per testimoniare la valenza culturale dell’ operazione è stata attivata la partecipazione della locale scuola media con lo scopo di raccogliere testimonianze orali sul teatro, sul suo utilizzo nel contesto pievese, sulle compagnie che vi hanno recitato ecc.

In fase di studio e di rilievo dell’esistente sono state condotte analisi specialistiche da esperti restauratori sia sugli intonaci che sulle parti lignee:

studi e saggi specifici di tipo autoptico sullo stato di conservazione degli intonaci e sulla eventuale presenza di decorazioni pittoriche di particolare pregio;
studi e saggi sullo stato di conservazione, sulle cromie e le essenze degli elementi lignei (palchi, sottopalco, ecc) attraverso analisi di laboratorio e attraverso un esame visivo

per chi è interessato, è possibile scaricare la relazione in cui l’Arch. Lanteri presenta i dettagli dell’operazione.

Resta il merito di aver condotto un grande progetto di recupero testimoniato anche dai premi raccolti:

PRIMO PREMIO DI ARCHITETTURA E INGEGNERIA Cuneo, Savona, Imperia Sezione restauro, 2006

PRIMO PREMIO NAZIONALE per il restauro “SISTO MASTRO DI CASA”, PERUGIA , 2007

TOMMASO SALVINI

Fu tra i protagonisti del teatro italiano della seconda metà del XIX secolo insieme ad Adelaide Ristori ed Ernesto Rossi.

Nato da una famiglia di attori, esordì ad appena quattordici anni come Pasquino nelle Donne curiose di Goldoni, nella compagnia di Gustavo Modena. Nel 1847 si unì alla compagnia di Adelaide Ristori, anche lei all’inizio della sua brillante carriera. Fu accanto a lei che ottenne il suo primo successo nel teatro tragico, come protagonista dell’Oreste di Alfieri al Teatro Valle di Roma.

Combatté per la causa del risorgimento italiano nel 1849. Fu l’unica sosta in una carriera teatrale costellata di successi, che lo portò a recitare anche in Inghilterra e a recarsi cinque volte negli Stati Uniti d’America, tra il 1873 e il 1889.

Il suo repertorio non fu vasto, in quanto ogni nuova interpretazione nasceva da un processo di graduale e profonda immedesimazione nei personaggi. Oltre ad Otello, ruolo nel quale debuttò a Vicenza nel giugno 1856, le sue interpretazioni più famose furono Conrad nella Morte civile di Paolo Giacometti, Egisto nella Merope e Saul nel Saul, entrambe di Alfieri, Paolo nella Francesca da Rimini di Silvio Pellico, nonché i classici Amleto, Macbeth e Re Lear.

Si ritirò dalle scene nel 1890, ma nel gennaio 1902 fece ritorno a Roma per prender parte alla celebrazione dell’ottantesimo compleanno della Ristori. Pubblicò un volume di “Ricordi, aneddoti ed impressioni” (Milano, 1895).

Il fratello Alessandro (1827-1886), fu anch’egli attore tragico, così come il figlio Gustavo (1859-1930), nato dal legame con l’attrice Clementina Cazzola (1832-1868). Il nipote Guido (1893 – 1964) fu tra i fondatori del Teatro d’Arte di Roma diretto da Luigi Pirandello.

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